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Africa: media e giovani

di Iolanda Pensa

La ricerca sulle rappresentazioni giovanili nei prodotti mediatici destinati ai giovani o prodotti dai giovani in Africa ha prodotto otto casi studio.

  1. Big Brother Africa (reality show e prodotto multimediale), Africa australe anglofona. Rappresentazioni: i giovani tra realtà e fiction. Temi chiave: i reality show, vita privata e vita pubblica, la comunicazione multimediale, l'influsso della pubblicità.
  2. La Lumière (giornalino scolastico), Ruanda, autoproduzione giovanile. Rappresentazioni: l'autocensura. Temi chiave: il rapporto tra i media e il loro contesto, il sistema scolastico, l'accesso a Internet, la guerra in Ruanda.
  3. Popoli (rivista satirica bisettimanale a fumetti e vignette), Camerun. Rappresentazioni: l'impegno politico e la caricatura. Temi chiave: la censura e i diritti umani negati e il linguaggio del fumetto.
  4. Trendsetters (rivista online e cartacea), Zambia, autoproduzione giovanile. Rappresentazioni: i giovani e il loro approccio ai temi della salute e della sessualità. Temi chiave: educazione alla salute e alla sessualità, le malattie in Africa, le fonti attendibili e non.
  5. Going Places (pubblicità/arte pubblica/opera online), Egitto, autoproduzione giovanile. Rappresentazioni: l'impegno verso l'ambiente e la creatività. Temi chiave: il linguaggio dell'arte e i metodi di comunicazione sperimentale.
  6. Banc Jaxxle (cortometraggio), Senegal, autoproduzione giovanile. Rappresentazioni: i sogni e le speranze dei giovani. Temi chiave: l'emigrazione in Africa, gli strumenti della comunicazione giovanile (musica, abbigliamento, slang).
  7. Planète Jeunes (rivista), Africa occidentale francofona. Rappresentazioni: gli stereotipi, il rapporto "noi" e "gli altri". Temi chiave: l'influsso dei progetti di sviluppo in Africa.
  8. Cosmopolitan & True Love (riviste), Sudafrica (caso studio a cura di Deidre Donnelly, Università del Natal). Rappresentazioni: l'immaginario femminile, il pubblico e il suo rapporto con i prodotti mediatici. Temi chiave: confronto tra prodotti mediatici, l'uso dei focus group, il contesto sudafricano.

Il metodo di ricerca e le peculiarità dei media in Africa

Internet e i progetti di sviluppo

La ricerca sui prodotti mediatici in Africa è partita con un primo sopralluogo al materiale pubblicato online. Internet offre molta documentazione sui prodotti mediatici africani. Il materiale - essenzialmente in francese, inglese, portoghese e arabo - si può raggruppare in quattro categorie: ci sono siti promossi dai governi (come alcuni siti di reti, testate e radio nazionali), siti individuali (realizzati da privati cittadini con blog o informazioni su temi specifici, ancora poco numerosi), siti commerciali (spesso legati a multinazionali, come nel caso delle reti private tipo "Canal + Horizons" www.canalhorizons.com e delle trasmissioni legate ai grandi format tipo Big Brother Africa www.bigbrotherafrica.com) ed infine ci sono numerosi siti che si potrebbero definire "di sviluppo". Grazie proprio ai siti "di sviluppo", i giovani africani visti da Internet appaiono come ragazzi impegnati quasi esclusivamente in campagne di prevenzione, informazione, lotta alla povertà e all'AIDS. Tra le maglie del World Wide Web sembrano costantemente fremere in Africa progetti socialmente utili: portali, giornalini, trasmissioni radiofoniche, spot televisivi, campagne pubblicitarie, documentari. Molti finanziatori della cooperazione sono infatti convinti che il modo migliore per avere un impatto in Africa sia usare la comunicazione come strumento di sviluppo; così realizzano programmi in questo settore e poi pubblicizzano online il loro operato. Internet risulta quindi dominato da informazioni su prodotti mediatici realizzati in Africa e finanziati da enti internazionali, che sostengono progetti con finalità di sviluppo. I progetti che non hanno finalità di sviluppo o che hanno dimensioni minori o che sono completamente svincolati dall'ambito internazionale raramente sono pubblicizzati su Internet o hanno un sito.

Prodotti mediatici africani online
Il modo più semplice per trovare i prodotti mediatici con finalità "di sviluppo" online è fare una ricerca a partire dai diversi finanziatori o dalle organizzazioni che si occupano di cooperazione internazionale1. Informazioni sui media in Africa si possono trovare nei portali specializzati nei paesi in via di sviluppo o specializzati sull'Africa2. Nel caso del Sudafrica si possono ottenere molte informazioni e si possono leggere testi di ricerca nei siti degli istituti specializzati nei media3. Il Sudafrica del dopo-apartheid ha investito molto nello studio e nell'approfondimento dei prodotti mediatici, per comprendere il suo passato e per promuovere una comunicazione mediatica responsabile.

Applicazione nella ricerca Glocal Youth
Lo studio della documentazione online è alla base della selezione del caso studio Trendsetters, un esempio di progetto di sviluppo finanziato da organizzazioni internazionali e prodotto da un'associazione giovanile in Zambia. La documentazione online ha inoltre permesso di arricchire i dati presentati nei diversi casi studio, di raccogliere indirizzi e riferimenti e di creare dei contatti con studiosi, enti ed università (in particolare con il dipartimento di Cultural and Media Studies dell'Università KwaZulu-Natal in Sudafrica www.nu.ac.za/ccms e con il portale Communication Initiative www.comminit.com).

Rientrano poi nel campo dei progetti di sviluppo i casi studio La Lumière (un giornalino scolastico creato come esercitazione pratica per gli studenti di un laboratorio informatico in Ruanda, promosso da una scuola ed un'associazione missionaria) e Planète Jeunes (la rivista per ragazzi più diffusa nell'Africa occidentale francofona e prodotta da un'organizzazione senza scopo di lucro con sede a Parigi).

Media d'arte

Un altro canale per accedere ai prodotti mediatici africani è quello dell'arte. Anche i media e le forme di comunicazione più varie - come fumetti, manifesti, documentari o case dipinte - sono oggi studiati e valorizzati dal mondo dell'arte contemporanea. Questo approccio tende a ricercare e favorire una grande varietà di linguaggi, spesso non convenzionali, e offre un'immagine molto più ricca e innovativa dei sistemi di comunicazione ed espressione in Africa. In alcuni casi l'approccio artistico permette di osservare con uno sguardo diverso il continente (valorizzando ad esempio le pubblicità dipinte sulle case, il sistema del passaparola, il sorprendente sviluppo della telefonia mobile), in altri offre la possibilità di dare il giusto spazio a fenomeni singolari che, per la loro eccezionalità e il loro interesse, meritano di essere osservati (come ad esempio i progetti artistici indipendenti e l'arte digitale), in altri casi ancora permette di promuovere iniziative innovative che aprono nuovi canali di comunicazione (come nel caso studio Going Places o nei progetti sostenuti dal centro d'arte Doual'Art di Douala in Camerun che cerca attraverso interventi urbani di dare la parola a giovani e donne che senza l'arte non avrebbero il diritto di esprimersi secondo le regole gerarchiche tradizionali).

I prodotti mediatici africani e l'arte contemporanea
E' possibile documentarsi su prodotti mediatici e mezzi di comunicazione innovativi in Africa attraverso i siti e le riviste specializzate in arte e cultura contemporanea. Tra le riviste e i portali particolarmente interessanti si possono ricordare "Africancolours" (in inglese www.africancolours.net), "Africultures" (in francese www.africultures.com), "Universes in Universe" (in inglese e tedesco www.universes-in-universe.de), "Third Text" (in inglese www.waikato.ac.nz/film/research/thirdtext/thirdtext.html), "NKA Journal of Contemporary African Art" (in inglese), "Revue Noire" (in francese e inglese www.revuenoire.com), "Artthrob" (in inglese www.artthrob.co.za), "Glendora" (di Lagos in Nigeria in inglese), "Coartnews" (in francese e inglese www.coartnews-africa.com) e "Africa e Mediterraneo" (con testi in italiano, inglese e francese e specializzata in particolare in studi culturali e fumetto www.africaemediterraneo.it).

Applicazione nella ricerca Glocal Youth
All'interno di Glocal Youth abbiamo inserito come casi studio i progetti artistici Going Places (un intervento urbano realizzato al Cairo da giovani artisti egiziani) e Banc Jaxxle (un cortometraggio diretto da un giovane regista senegalese e presentato in diversi festival cinematografici internazionali). Anche il caso studio sul bisettimanale satirico Popoli è strettamente collegato al campo dell'arte perché il giornale è scritto con vignette e fumetti.

I prodotti mediatici si presentano con formati sempre nuovi e cambiano ad una grande velocità. Nel corso della nostra ricerca abbiamo cercato di selezionare casi studio che fossero utilizzabili il più facilmente possibile all'interno di contesti di educazione formale e non-formale. Il materiale selezionato è stato dunque scelto anche in base alla sua reperibilità e alla sua riproducibilità. Sarebbe però molto interessante sviluppare ancora gli studi, cercando di ritrarre media e prodotti mediatici difficili da classificare come il passaparola o il gergo utilizzato nella telefonia mobile, oggi estremamente diffusa in Africa.

Aaah, l'Africa!

Il metodo utilizzato nella ricerca e nella selezione dei casi studio si è inoltre basato su un implicito obiettivo: evitare e combattere gli stereotipi sull'Africa. L'Africa è un continente, non "un continente da salvare" né "un povero continente" né "un continente in cui la gente ha il senso del ritmo". Tutt'al più lo si potrebbe definire il continente più sottovalutato del mondo. I casi studio selezionati non offrono un ritratto dell'Africa, né sono in grado di offrire un'immagine di tutte le nazioni, regioni, aree linguistiche o fasce di reddito del continente. I casi studio selezionati non offrono nessun ritratto, ma forse possono stuzzicare l'appetito e sollevare alcune questioni centrali.

La condanna allo sviluppo
Una caratteristica molto interessante dei prodotti mediatici e dei mezzi di comunicazione in Africa - non solo dei siti - è l'influsso che ricevono dai finanziatori o promotori internazionali con finalità "di sviluppo" (come le fondazioni, i progetti di cooperazione, le NGO, i centri culturali stranieri, la Commissione Europea, i ministeri degli Esteri). I finanziamenti internazionali che sostengono i progetti africani sono infatti quasi esclusivamente finanziamenti destinati allo sviluppo dell'Africa. Di conseguenza le iniziative locali che vengono selezionate e ottengono supporto sono quelle che rientrano in un'ottica di sviluppo4.

Un aspetto curioso è che anche la pubblicità si trasforma in Africa in progetto di sviluppo: la Coca-Cola per esempio regala dei frigoriferi (in cui ovviamente si possono solo collocare Fanta, Sprite e Coca e in cui il marchio è inequivocabilmente ben visibile) per promuovere e sostenere il piccolo commercio locale.

Accesso e produzioni
Un'altra caratteristica del settore dei media in Africa è determinato dall'accesso. Accesso significa molte cose: saper leggere per poter consultare la carta stampata, essere informati, conoscere il francese o l'inglese o l'arabo classico/standard5 per ascoltare i notiziari nazionali, vivere in un luogo con una buona connessione ad Internet, avere i soldi per comprare un giornale, non avere un controllo statale che censura le fonti di informazioni e perseguita i giornalisti, poter trovare una biblioteca con testi aggiornati...Il tema dell'accesso è dunque collegato alla diffusione in Africa dell'analfabetismo, alla censura, alla negazione dei diritti umani negati, alle questioni linguistiche, al digital divide e ovviamente è strettamente connesso alle situazioni sociali, politiche ed economiche delle singole aree territoriali.

Dal punto di vista dell'accesso l'Africa - a differenza dell'Occidente - presenta un panorama estremamente vario, con incommensurabili picchi verso il basso, anche all'interno della stessa nazione, provincia e città. Nel continente sono però stati sviluppati anche sistemi formali e informali originali per facilitare l'accesso ai prodotti mediatici, ai mezzi di comunicazione e alle fonti di informazione in generale, come per esempio la diffusione della telefonia mobile che sta sostituendo quella fissa (la telefonia mobile non richiede l'installazione di cavi, è svincolata dalla burocrazia statale e permette l'utilizzo di tessere prepagate che rateizzano le spese), i call box (delle specie di cabine telefoniche all'aria aperta specializzate nella telefonia mobile), i satelliti e le reti wireless (strumenti installati nei territori interni per la connessione ad Internet veloce e la medicina a distanza), il sistema dell'accesso condiviso (un televisore può servire a numerose famiglie, giornali e riviste possono essere consultati da molti lettori, Internet è accessibile tramite Internet Point, si può telefonare da centri telefonici spesso distribuiti in modo capillare nei quartieri, la televisione via cavo può essere distribuita abusivamente in un intero isolato...) e, non ultimo, l'intramontabile passaparola.6

Al tema dell'accesso è anche strettamente collegato quello della produzione, spesso molto difficile in Africa. I problemi legati al budget, i vincoli imposti dai finanziatori internazionali, gli ostacoli burocratici nazionali, l'impostazione spesso molto rigida delle scuole e ovviamente tutte le difficoltà legate all'accesso fanno sì che in particolare le autoproduzioni giovanili indipendenti non siano molto diffuse.

All'interno di Glocal Youth, abbiamo analizzato autoproduzioni giovanili realizzate come iniziative artistiche (Going Places) o promosse all'interno di progetti di sviluppo (Trendsetters), all'interno della scuola tradizionale (La Lumière) e di centri educativi sperimentali (Banc Jaxxle). Altri casi di autoproduzioni molto interessanti, che però non sono stati ancora studiati all'interno di Glocal Youth, sono quelli di radio Bessengué City (un progetto nato a Douala in Camerun come intervento urbano a cura del centro d'arte Doual'Art e dell'artista Goddy Leye che è poi proseguito dando vita ad una piccola emittente di quartiere gestita dai ragazzi della zona durante le vacanze scolastiche), radio Oxy-Jeunes (una stazione creata a Pikine nella periferia di Dakar in Senegal grazie anche all'utilizzo di Internet) e dei fumetti di strada prodotti a Kinshasa.

Rappresentazioni giovanili nei prodotti mediatici in Africa

Il progetto Glocal Youth osserva le rappresentazioni giovanili nei prodotti mediatici delle diverse aree del mondo seguendo tre grandi aree tematiche: essere giovani, essere cittadini e essere altri.

Essere giovani

Tendenzialmente si parla di "giovani" quando non lo si è più o quando bisogna giustificare un progetto che verrà finanziato più facilmente se destinato, appunto, ai giovani. Secondo l'Unione Europea i giovani hanno tra i 15 e i 25 anni, con qualche eccezione; le ferrovie italiane danno sconti ai giovani fino ai 26 anni, mentre il progetto Glocal Youth si indirizza ai giovani che hanno circa tra i 14 e i 20 anni (visto che le attività proposte dal progetto sono in particolare indirizzate ai ragazzi delle scuole superiori). E' evidente che la parola "giovani" non definisce un preciso gruppo di persone, ma può corrispondere a caratteristiche anagrafiche, di scolarizzazione e di stile di vita.

Dal punto di vista anagrafico
In base alle statistiche l'Africa è un continente giovane: l'età media è intorno ai vent'anni e l'aspettativa di vita è molto minore rispetto a quella europea. L'età media nelle diverse aree del mondo è profondamente influenzata dalla presenza di combattimenti armati e dalla diffusione di malattie. Le guerre arrivano a cancellare intere fasce d'età, oltre che tra i maschi in età di leva, anche tra la popolazione civile e tra i bambini (basti pensare alla diffusione del fenomeno dei bambini soldato); la guerra è anche una delle cause del grande numero di orfani e dei bambini di strada dell'Africa.

Anche il virus HIV/AIDS partecipa ad una nuova tragica trasformazione della popolazione mondiale, e in particolare africana, dove la malattia è particolarmente diffusa tra i giovani.

La scolarizzazione
A seconda delle nazioni e delle diverse situazioni politiche e sociali, in Africa non è raro trovare classi composte da alunni di età diverse rispetto a quelle previste dalle scuole occidentali. I motivi sono molteplici. A volte i ragazzi cominciano il loro percorso scolastico in momenti diversi, altre volte lo interrompono e lo riprendono, altre volte ancora sono costretti a ripetere più volte gli esami.

Il giornalino scolastico La Lumière è prodotto da redattori con un'età compresa tra i 14 e i 30 anni. La guerra del Ruanda e le diverse situazioni familiari degli alunni hanno fatto sì che i ragazzi cominciassero o riprendessero la scuola in momenti diversi. Bisogna anche ricordare che le lezioni sono in francese: gli studenti - in Ruanda, ma anche in quasi tutte le nazioni dell'Africa - iniziano il loro percorso scolastico imparando una lingua nuova rispetto a quella che usano nella comunicazione orale. Questa difficoltà rende spesso più lungo il loro percorso d'istruzione. La scuola - soprattutto quella pubblica e quella missionaria - è poi ancora molto legata a modelli didattici estremamente rigidi e severi: i ragazzi sono educati all'obbedienza e al rispetto, a discapito della creatività e della riflessione personale e libera.

Il Media Centre Forut di Dakar è invece l'istituzione che ha prodotto il cortometraggio Banc Jaxxle. Il Centro si occupa di offrire una formazione in particolare ai ragazzi dei quartieri periferici della città. Gli studenti che imparano le diverse fasi della produzione di video digitali provengono da contesti spesso difficili e per questo l'età dei partecipanti ai corsi varia enormemente.

Va infine ricordato che un altro elemento che influenza l'età dei ragazzi negli studi sono gli scioperi, a volte estremamente lunghi. Les années blanches sono scioperi degli insegnanti durati tanto da invalidare l'intero anno scolastico.7

Lo stile di vita
Problemi sociali come i bambini soldato, la prostituzione minorile, le mutilazioni, l'AIDS, le gravidanze indesiderate, la miseria e i bambini di strada non sono fenomeni diffusi esclusivamente in Africa, ma certamente sono più frequenti che in Occidente. Parlando di giovani africani è giusto ricordare che non tutti i ragazzi del continente vivono in situazioni difficili o drammatiche, ma è anche doveroso ammettere che quelli vittime di problemi sociali difficilmente hanno il diritto e il privilegio alla parola. Casi particolari sono quelli delle associazioni che si occupano del reinserimento dei bambini che hanno subito dei traumi e che utilizzano sempre di più i mezzi di espressione come la pittura, la fotografia, la poesia e le interviste per offrire a questi ragazzi la possibilità di raccontare se stessi (tra queste si può ricordare l'associazione che offre assistenza ai bambini di strada Man-Keneen-Ki di Dakar).

Un'immagine dei giovani africani che in Occidente è stata percepita come atipica è presentata dalla trasmissione Big Brother Africa (analizzata tra i casi studio di Glocal Youth). Il programma è stato considerato un affronto ai drammi del continente e la conseguenza di un'invasione globalizzante. In particolare alcuni attacchi sono stati mossi alla leggerezza con la quale gli ospiti della casa sudafricana affrontavano le questioni di cuore: un candore superficiale ritenuto diseducativo per un pubblico attanagliato dall'AIDS. Per quanto "Il Grande Fratello" non sia in nessuna nazione una rappresentazione realistica dei giovani, ma piuttosto una noiosa caricatura orchestrata dalle reti a pagamento, è comunque interessante notare il successo che ha avuto il programma in Africa. Evidentemente l'industria dell'intrattenimento (senza finalità educative o di sviluppo, ma sfruttando l'illusione di far diventare i partecipanti ricchi e famosi) funziona in ogni luogo del mondo, un po' come la lotteria.

Essere cittadini

I progetti di sviluppo e la salute
Come già detto, in Africa i prodotti mediatici e i media "di sviluppo" sono molto numerosi e sono maggiormente visibili rispetto ad altri prodotti grazie all'uso di Internet. Mentre Planète Jeunes è essenzialmente un progetto di sviluppo nato e realizzato in Occidente, Trendsetters è invece un'iniziativa locale. Quest'ultima è una rivista cartacea e online nata in Zambia, destinata ai ragazzi e prodotta da un'associazione giovanile che si occupa di informare sul tema della salute e della sessualità. Questo tema è senza dubbio un argomento centrale nei progetti di sviluppo che tendono ad avere un'attenzione particolare verso i giovani, le prime vittime dell'epidemia HIV/AIDS. Le campagne di educazione sanitaria e sessuale si esprimono utilizzando numerosi mezzi di comunicazione e formati: radio, spot televisivi, film, documentari, giornalini a fumetti, vignette, manifesti, adesivi, budge, musica, testimonial, corrispondenza online, siti Internet...

L'impegno politico
Popoli è un bisettimanale satirico camerunese con fumetti e vignette molto seguito dai giovani. Le pagine del giornale sono invase da satira politica (in molte occasioni censurata) e il direttore della pubblicazione è stato vittima di attacchi da parte del governo e della polizia. I giovani, soprattutto gli studenti, sono stati in Camerun i più vivaci manifestanti e i più combattivi animatori della vita politica nazionale. Durante le elezioni sono infatti soprattutto i ragazzi che riempiono le strade di scritte, che inneggiano a un candidato o a un altro e che arrivano ad atti anche estremamente violenti. La forza della partecipazione politica giovanile è evidente anche nel numero e nella diffusione delle associazioni di partito.

L'attenzione all'ambiente
Going Places è un progetto di arte urbana molto innovativo realizzato al Cairo da alcuni giovani artisti egiziani. L'attenzione per la città è un aspetto dominante nelle opere e mostra l'interesse verso lo spazio urbano e la sua evoluzione.

L'attenzione per l'ambiente appare anche in altri prodotti mediatici creati in Africa. Uno degli esempi più interessanti è offerto dal movimento Set Sétal che all'inizio degli anni Novanta promuoveva a Dakar in Senegal l'impegno civile dei giovani all'interno della città, per migliorare la qualità della vita anche attraverso l'amore per il bello: il movimento aveva promosso la creazione di murales e la pulizia di alcune aree. Diversi gruppi musicali e artistici continuano ancora oggi a sostenere l'impegno giovanile sia nelle città, con particolare attenzione ai quartieri periferici, sia nelle aree rurali.

Essere altri

Emigrazione
Il sogno dell'emigrazione è il tema centrale di molti prodotti mediatici realizzati in Africa. Il cortometraggio Banc Jaxxle diretto da un giovane regista senegalese ritrae il sogno della partenza e allo stesso tempo la sua illusione e ne è un esempio. Molti dei ragazzi che desiderano partire sono coscienti delle difficoltà che affrontano gli emigranti nei paesi d'arrivo, ma queste appaiono da casa come trascurabili rispetto ai grandi vantaggi offerti dalla partenza: è come se da casa "gli altri" fossero i fortunati che sono tornati dall'Occidente ricchi e che ora possono realizzare tutti i loro desideri.

Gli stereotipi
Alcuni articoli della rivista giovanile Planète Jeunes sembrano voler offrire un'immagine dei giovani molto "politically correct" che si potrebbe sintetizzare in qualcosa come "i giovani sono simili ovunque nel mondo (simili dal punto di vista dell'età e della voglia di divertirsi), anche se ognuno ha uno stile di vita e un colore della pelle diverso". Planète Jeunes nasce proprio con un obiettivo didattico (per "far sviluppare" l'Africa), gode di finanziamenti internazionali e ha la grande visibilità concessagli da chi adotta nelle scuole la pubblicazione come testo di studio (la rivista permette di avere informazioni spesso più aggiornate dei vecchi libri di testo ad un prezzo contenuto). Le finalità "di sviluppo" influenzano dunque il modo di rappresentare i giovani e allo stesso tempo tendono ad influenzare il comportamento e l'atteggiamento dei giovani lettori. Questa chiara volontà didattica fa sì che in alcuni casi le rappresentazioni offerte dalla rivista possano essere molto artificiose e partecipino a generare nuovi stereotipi. Questo genere di pubblicazione - dominata cioè dalle stesse finalità didattiche, con la stessa attenzione ad essere "politically correct" e con una così vasta diffusione e influenza - non esiste in Italia: le uniche riviste paragonabili sono delle eccezioni che hanno un piccolo mercato.

La retorica dell'africanità
Per quanto molti intellettuali continuino a ripetere che l'Africa è un continente vario ed estremamente vasto e ad insistere che è necessario evitare di studiarlo e analizzarlo nel suo insieme, prosegue indefessa la retorica dell'africanità con due sfaccettature: una interna e l'altra esterna.

Dal punto di vista interno, il sentimento "africano" e il senso di appartenenza verso l'Africa sono emozioni con una storia ben ancorata al periodo delle indipendenze e della propaganda nazionalistica governativa. Allo stesso tempo anche i movimenti politici e contro la discriminazione razziale delle comunità nere di Americhe e Caraibi hanno molto insistito sul concetto di diaspora africana e di appartenenza al continente. Dal punto di vista esterno, invece, la retorica dell'africanità si manifesta nello sguardo compassionevole post-coloniale. Sembrerebbe che dallo sguardo razzista coloniale si sia passati per contrappasso al senso di colpa, che ha prodotto non tanto un'analisi e un interesse verso il continente quanto una generica pietà, che continua ancora oggi ad allontanare l'Occidente dall'Africa e a fare da zavorra agli approfondimenti critici e dialettici.

Quando si parla di "giovani africani" è facile cadere in questa retorica dell'africanità, di cui spesso si riempiono anche gli stessi prodotti mediatici africani. A volte sono i media nazionali che proseguono la propaganda panafricana, altre volte sono i media occidentali che importano ed esportano un'immagine semplificata del continente, altre volte ancora sono i ragazzi stessi che non necessariamente brillano di originalità. Come spesso avviene nei testi mediatici creati dai giovani, il processo è a volte più interessante dei contenuti che tendono in molti casi a fare il verso ad altri prodotti mediatici o a collezionare luoghi comuni. Nella selezione dei casi studio di Glocal Youth si è cercato di evitare rappresentazioni dominate dalla retorica dell'africanità, valorizzando piuttosto rappresentazioni diverse tra loro e meno omogenee.


1 Come l'UNESCO www.unesco.org, The Johns Hopkins University/Center for Communication Programs www.jhuccp.org, la BBC World Service Trust www.bbc.co.uk, la fondazione Ford www.fordfound.org, il consorzio Communication for Social Change della Fondazione Rockfeller www.communicationforsocialchange.org, Bellanet-Supporting Collaboration in the Development Community www.bellanet.org, l'Acacia-Communities and the Information Society in Africa Program Initiative www.idrc.ca/acacia, l'AISI-African Information Society Initiative www.uneca.org/aisi, l'ORIDEV-Les Technologies de l'Information et de la Communication au service du développement www.oridev.org l'IICD-International Institute for Communication and Development www.iicd.org, l'infoDev-The Information for Development Program www.infodev.org.
2 Come la Communication Initiative www.comminit.com, l'Institut Panos Afrique de l'Ouest www.panos-ao.org, Afric.com www.afrik.com/medias, Africa'nti-Observatoire de l'insertion et de l'impact des technologies de l'information et de la communication en Afrique www.africanti.org, l'OSIRIS-Observatoire sur les Systèmes d'Information, les Réseaux et les Inforoutes au Sénégal www.osiris.sn, l'African Studies Center della Michigan State University africa.msu.edu
3 Come il dipartimento di Cultural and Media Studies dell'Università KwaZulu-Natal in Sudafrica www.nu.ac.za/ccms, e il National Media Education Initiative www.fpb.gov.za/education/indaba.html
4 Un esempio molto significativo da questo punto di vista è la Biennale di arte contemporanea di Dakar in Senegal: nonostante si tratti di un evento culturale, questa esposizione panafricana è essenzialmente sostenuta dalla Commissione Europea per la sua natura di progetto di cooperazione e sviluppo (promuove la crescita di un mercato dell'arte africana, offre possibilità di impiego, facilita una formazione professionalizzante). Questo aspetto "di sviluppo" appare sconcertante quando si confronta la situazione in Africa con quella in Europa: tanto per fare un esempio, a nessuno verrebbe in mente di finanziare la Biennale di arte contemporanea di Venezia come progetto di cooperazione e sviluppo. I progetti culturali in Occidente sono promossi essenzialmente per il loro valore artistico e per il ritorno di immagine offerto alla nazione, alla città e agli sponsor stessi.
5 I mezzi di comunicazione del Nord Africa adottano essenzialmente l'arabo standard, ovvero una versione semplificata dell'arabo classico che si utilizza nella scrittura e nelle scuole. L'arabo classico è la lingua in cui è scritto il Corano. Le popolazioni usano invece nella comunicazione orale lingue diverse a seconda delle singole nazioni; questi idiomi - oltre ad avere accenti e pronunce diverse - sono fortemente influenzati dalla storia locale, non ultimo dalla lingua dei colonizzatori.
6 Cfr il dossier di "Africa e Mediterraneo" L'Africa e il Digital Divide (n. 41, dicembre 2002) e il dossier Il cinema africano e il suo pubblico (n. 45, dicembre 2003).
7 Alla fine degli anni Ottanta e inizio anni Novanta in Senegal alcuni anni scolastici - chiamati poi "année blanche" - sono stati invalidati per la lunghezza degli scioperi (il 1988, una sessione d'esame del 1992 e il 1994). Durante questi anni "in bianco" i ragazzi che frequentavano le scuole pubbliche non hanno potuto seguire i corsi o sostenere gli esami e sono stati automaticamente obbligati a ripetere l'anno, anche se erano andati a scuola tutti i giorni. Ci sono stati anni invalidati anche in altri paesi dell'Africa, come nella Repubblica Centrafricana (tra il 1998 e il 2003), il Benin (1988-89), Costa d'Avorio (1990-91), Togo (1991-92). Gli scioperi sono solitamente la reazione degli insegnanti statali non pagati: all'esigenza basilare dello stipendio si aggiunge poi la necessità di riforme scolastiche e di migliori condizioni lavorative. Questi scioperi hanno spesso spinto le famiglie che possono permetterselo a preferire le scuole private a quelle pubbliche.


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